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Nell'Archivio Segreto Vaticano sono conservati mille anni di documenti: la confessione di Galileo, l'ultima lettera di Maria Stuard...

Nell'Archivio Segreto Vaticano sono conservati mille anni di documenti: la confessione di Galileo, l'ultima lettera di Maria Stuarda, il trattato firmato tra la Chiesa e Napoleone Bonaparte a Tolentino, la stesura originale del terzo segreto di Fatima... Ma perché il pontefice Clemente XV trascorre lunghe ore nell'archivio per riemergerne poi angosciato e afflitto?


La risposta forse sta nella missione che il papa decide di assegnare a monsignor Colin Michener, suo segretario e amico di lunga data. Michener dovrà consegnare una missiva a padre Tibor, al quale Giovanni XXIII aveva affidato il compito di tradurre dal portoghese il terzo segreto di Fatima. La preoccupazione si trasforma in terrore quando l'anziano prete viene ucciso.


Fatima, 13 luglio 1917. La Signora, avvolta in un bagliore che sembra risplendere più del sole, appare a tre poveri pastorelli e affida loro il suo messaggio. La gente si affolla intorno ai tre ragazzini, ansiosa di conoscere le parole della Vergine.


Ma loro continuano soltanto a ripetere: "È un segreto... È un segreto..." Città del Vaticano, oggi. Clemente XV è vecchio e stanco. Sa bene di essere soltanto un papa di "transizione" ed è consapevole del fatto che, tra i cardinali, sono già in atto silenziose manovre per individuare il suo successore, manovre che si orientano soprattutto sul cardinale Alberto d'Andrea, il segretario di Stato, un uomo di enorme potere e influenza. 

Ma c'è un altro problema che lo opprime e che sembra indurlo a scendere sempre più spesso nella Riserva, la stanza dell'Archivio Segreto Vaticano alla quale solo il papa può accedere. Colin Michener, suo fidato segretario e amico, ha da tempo avvertito l'inquietudine del pontefice ed è dunque con una certa preoccupazione che accetta di portare a termine una missione riservata: deve recarsi subito in Romania e portare un messaggio ad Andrej Tibor, il prete che ha tradotto il testo del terzo segreto di Fatima e lo ha consegnato nelle mani di Giovanni XXIII.


Ma quello che Michener non sospetta è che d'Andrea è a conoscenza dei tormenti del papa e vuole avvantaggiarsene nella corsa al soglio pontificio: l'ambizioso cardinale convince Katerina Lew, la donna che ha vissuto un'intensa e ambigua storia d'amore con l'allora giovane Michener, a riallacciare i rapporti col segretario papale per poterlo sorvegliare.


Nel frattempo, Michener incontra padre Tibor, che gli consegna una lettera per Clemente XV e con poche parole enigmatiche getta una luce sinistra sul 'vero' significato del terzo segreto, su qualcosa di 'diverso' dall'interpretazione resa pubblica da Giovanni Paolo II... Intrappolato in una rete d'inganni, di tradimenti e di delitti, Michener si rende subito conto che quel mistero può decidere il futuro della Chiesa e inizia così una ricerca che lo porterà dagli archivi vaticani a Medjugorje, in Bosnia, fino alla città natale di Clemente, in Germania.


Ma fino a che punto può spingersi un uomo di chiesa per compiere la volontà di Dio?

Dalla moltitudine si levarono le grida di una donna, che  chiamava Lucia e i suoi cugini impostori, giurando che Dio si sarebbe vendicato del loro sacrilegio.

Manuel Marto, zio di Lucia e padre di Giacinta e Francesco, era in piedi dietro di lo­ro e Lucia lo udì mentre intimava alla donna di tacere. Manuel Marto godeva di un grande rispetto in tutta la vallata: era un uomo che aveva visto il mondo, ben oltre la Serra da Aire che circonda la regione.

Quando guardava quei dolci occhi marro­ni e vedeva i suoi modi mansueti, Lucia si sentiva confortata. Era un bene che lui fosse li, accanto a lei, in mezzo a tutti que­gli sconosciuti.

La fanciulla si sforzò di non far caso a nessuna delle parole che le venivano urlate, concentrò i propri sensi sul profumo di menta, sull'aroma di pino e sulla pungente fragranza di ro­smarino selvatico. Tutti i pensieri, e ora anche lo sguardo, era­no rivolti alla Signora che fluttuava dinanzi a lei.

Solo lei, Giacinta e Francesco potevano vedere la Signora, ma solo lei e Giacinta erano in grado di udirne le parole. Che cosa strana, pensava Lucia, che Francesco fosse escluso.

Durante la prima visita la Signora aveva detto molto chiara mente che Francesco sarebbe andato in cielo solo dopo aver recitato molti rosari.

A partire da quel momento, erano stati travolti da un mare incessante di domande, divenendo oggetto della derisione da parte dei non credenti.

La madre di Lucia l'aveva sino portata dal parroco, per costringerla a confessare tutta una bugia.

Dopo aver ascoltato le sue parole, il prete aveva sentenziato che non era possibile che Nostra Signora fosse scesa dal cielo solo per dire che bisogna recitare il rosario tutti i giorni.

Soltanto quando rimaneva sola, Lucia trovava conforto; allora si abbandonava liberamente alle lacriime versate per se stessa e per il mondo.

Stava calando l'oscurità, e gli ombrelli che la folla aveva usato per ripararsi dal sole cominciavano a chiudersi. Lucia si alzò in piedi e gridó: "Toglietevi i cappelli! Vedo la Nostra Signora"



La vera storia:


Il terzo segreto di Fatima consiste, secondo la Chiesa cattolica, in un messaggio segreto che la Vergine Maria avrebbe consegnato ai tre pastorelli a cui sarebbe apparsa, a Fatima (in Portogallo), a partire dal 13 maggio 1917. La trascrizione delle prime due parti del segreto fu nella terza memoria di Suor Lucia, il 31 agosto 1941: gli altri due pastorinhos, Giacinta e Francisco erano morti infatti subito dopo la prima guerra mondiale. Nella successiva stesura, l'8 dicembre dello stesso anno, Suor Lucia vi aggiunse qualche annotazione. La terza parte fu scritta su ordine del Vescovo di Leiria il 3 gennaio 1944.


Fino al 2000, anno in cui la Chiesa cattolica lo rese pubblico per volontà di papa Giovanni Paolo II, solo il cardinal Joseph Ratzinger aveva mostrato di conoscere il segreto oltre al Papa e Suor Lucia, dichiarando nel 1996 ad una radio portoghese che non c'era nulla di preoccupante nel segreto, e che rimaneva tale per evitare di confondere la profezia religiosa con il sensazionalismo.


Giovanni Paolo II aveva una speciale devozione nei confronti della Madonna di Fatima. Egli in particolare riteneva che la Madonna stessa fosse intervenuta per fermare il proiettile durante l'attentato di cui era stato vittima, nel 1981, impedendo che raggiungesse direttamente il cuore, uccidendolo.


Il terzo segreto è stato perciò interpretato, alla luce di questi eventi, come riguardante principalmente la persecuzione dei cristiani fino al tentativo di uccisione di un «...vescovo vestito di bianco» che i veggenti di Fatima ebbero «...il presentimento che fosse il Santo Padre».


Va però precisato che il testo del messaggio è molto ambiguo e povero di riferimenti concreti a fatti storici o biografici, tali da renderne impossibile una attribuzione certa e indubitabile, tanto che nel documento vaticano la congregazione per la dottrina della fede stessa fornisce solamente "un tentativo di interpretazione del «segreto» di Fatima".




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